Dal 4 febbraio cominciano i primi laboratori nella Scuola Primaria di Ferrere, che ha sostenuto la nostra campagna di crowdfunding su Eppela. Le classi esploreranno alcuni videogiochi mainstream per scoprire, giocando insieme agli EduGamers, tutto ciò di cui si parla quando si parla di video games
Domani cominciano i nostri primi laboratori Imparo Giocando nella Scuola Primaria di Ferrere, che ha sostenuto la nostra campagna di crowdfunding su Eppela. Abbiamo scelto di esplorare alcuni videogiochi mainstream per accompagnare i bambini a scoprire, attraverso il gioco con i nostri EduGamers, tutto quello che si può trovare dentro un video game, se solo si guarda con gli occhi giusti.
Perché non abbiamo scelto un videogioco cosiddetto “educativo” per i nostri laboratori? Perché è con video games di massa che i nostri ragazzi comunemente giocano, si confrontano, si divertono. Ed è proprio da questi mondi nei quali i nostri ragazzi si perdono così volentieri che partirà il viaggio degli EduGamers.
E mentre le classi saranno impegnate in lotte fantasmagoriche, giocando in singolo oppure in squadra, gli EduGamers forniranno ai piccoli gamers gli strumenti per comprendere la magia che hanno in mano: la forza narrativa dei video games, la loro capacità di sviluppare e allenare le soft skills, le opportunità che offrono per l’espressione e la comprensione del proprio sé, ma anche l’estrema potenza che li caratterizza, potenza che li rende oggetti da usare con la testa, con consapevolezza e senso critico.
Alla fine del percorso i bambini, in un incontro finale, presenteranno ai genitori il lavoro svolto con l’ausilio di un video che documenterà passo passo le varie scoperte sul mondo dei videogiochi.
La maggior parte dei genitori e degli insegnanti non solo non è gamer, ma guarda con diffidenza ai videogiochi e alle loro caratteristiche. Questa resistenza, che spesso va di pari passo con una certa sfiducia nei confronti delle nuove tecnologie, rende l’ambiente videoludico un luogo off limits rispetto all’azione educativa di scuola e famiglia. Ciò fa sì che la trasmissione dei valori alle nuove generazioni non avvenga se non in ambiente analogico. Ma se è vero che l’Italia secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) è quartultima in Europa per competenze digitali, perché non partire proprio dalla consapevolezza del grande potenziale dei videogiochi - digitale alla portata di tutti - per traghettare le giovanissime generazioni (e, perché no, anche quelle meno giovani) nel futuro?
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