Pochi giorni fa la Sony ha pubblicato un mini-sito che consente ai giocatori di generare alcune statistiche sull’utilizzo della PlayStation 4 nel 2019. Tra i vari dati, spicca il numero di ore e giorni trascorsi alla console di gioco, che immaginiamo possa avere dato il via a confronti e discussioni nelle famiglie con ragazzi appassionati di video games. Ma qual è il giusto atteggiamento da tenere riguardo al tempo di gioco?
Quanto posso permettergli di giocare? Questa è una delle domande più frequenti, non di rado condita con un pizzico di ansia, che ci sentiamo rivolgere dai genitori in cerca di una regola certa per gestire il tempo trascorso dai propri figli davanti allo schermo, il cosiddetto screen time.
Nel senso di una definizione chiara e dettagliata di precetti, si è espressa l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella primavera del 2019. Nel documento WHO guidelines on physical activity, sedentary behaviour and sleep for children under 5 years of age dedicato alla promozione del benessere dei bambini sotto i 5 anni di età, viene fortemente sconsigliato di esporre agli schermi i bambini più piccoli di 2 anni. Secondo lo studio, nella fascia d’età 2-5, lo screen time non dovrebbe superare 1 ora al giorno.
Il Royal College of Pediatrics and Child Health (RCPCH), l’associazione dei medici pediatri del Regno Unito, nella guida Screen Time, pur andando sostanzialmente nella stessa direzione riguardo ai bambini sotto i 5 anni di età, sceglie toni più morbidi, sottolineando che non ci sono sufficienti elementi per definire i device digitali nocivi per la crescita dei nostri figli. Per questo motivo, non sono indicati tempi massimi di utilizzo, tranne nel caso di bambini molto piccoli, poiché i dispositivi digitali non vanno considerati oggetti “tossici”, negativi di per sé.
Ogni ragazzo, infatti, è un caso a parte. La vita di ogni famiglia è una storia originale, fatta di dinamiche, abitudini, impegni, passioni in un mix irripetibile. Al di là di qualche consiglio di buon senso valido in generale, non esiste una scorciatoia quando si tratta di educare i nostri figli. La parola magica è negoziare. Che significa presenza, impegno, dialogo costante. Rispetto ai device elettronici, il consiglio è quindi quello di definire delle prassi condivise a partire da un processo di confronto nel quale sia coinvolta tutta la famiglia, ragazzi compresi, evitando di far calare dall’alto delle regole basate su una presunta scientificità.
Le linee guida del Royal College of Pediatrics invitano i genitori a porsi quattro domande chiave che ci sembrano interessanti e utili per elaborare un proprio modo di viversi il mondo che cambia. È sottoposto a un controllo il tempo di esposizione agli schermi? L’utilizzo dei digital device rende difficile o impossibile lo svolgimento di altre attività familiari? Interferisce con il sonno? Durante le sessioni di gioco, si consuma del cibo?
I pediatri del Regno Unito individuano alcune circostanze in cui si raccomanda di seguire regole più rigide. Prima di dormire, ad esempio, meglio astenersi per almeno un’ora dall’esposizione agli schermi, per evitare stimoli eccessivi - sia in termini di contenuto che di emissioni luminose - che potrebbero interferire con il sonno. Un altro caso è quello dei pasti, momenti da salvaguardare e dedicare all’interazione anche fisica tra i membri della famiglia, fondamentale per i ragazzi in crescita.
Infine, non dimentichiamoci che i bambini e gli adolescenti imparano più dall’esempio che da tutto il resto. Quanto spazio dedichiamo noi genitori all’utilizzo dei nostri smartphone? Siamo certi di non dare priorità alla realtà connessa tramite device digitali piuttosto che a quella che ci accade attorno, domandando presenza e affetto?
Se sei interessato a comprendere meglio alcuni dei motivi per cui i nostri ragazzi sono generalmente attratti dai device digitali e perché non sia opportuno usare la parola "dipendenza" leggi questo articolo.
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